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Cancellare notizie vecchie da Google, le novità introdotte dal Digital Service Act

macbook air on grey wooden table

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Lo scorso 23 aprile è stato approvato un nuovo regolamento: il Digital Services Act (DSA). Era proposito del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea da più di un anno regolamentare i servizi digitali e ora è realtà.

Il Digital Service Act

Da diverso tempo si è cercato di trovare una normativa per gli acquisti online, dei social network o dei motori di ricerca. Mediante il DSA è stato possibile e sono stati fatti rientrare anche algoritmi da parte delle istituzioni pubbliche.

Forte è l’entusiasmo per un accordo di tale portata, non a caso Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha parlato di una legge che “concretizza il principio secondo cui ciò che è illegale offline dovrebbe essere illegale anche online”.

Nel concreto, il DSA interviene sulla precedente direttiva operante nel settore del commercio elettronico, risalente al 2000. In tempi così passati non c’erano tecnologie o termini che, invece, sono presenti oggi.

Cancellare notizie da Google

Il diritto all’oblio va sempre bilanciato, non solo con il diritto all’informazione, ma anche con l’interesse economico del gestore del motore di ricerca. Questa, quantomeno, è l’intenzione del legislatore nazionale. E infatti, laddove accada che un soggetto richieda la cancellazione di notizie inesatte, non rilevanti o risalenti è possibile assecondare la richiesta solo dopo aver accertato che non vi siano i predetti interessi o che non siano prevalenti rispetto al primo.

Le novità del Digital Service Act

La normativa introdotta dal DSA ha il precipuo scopo di contrastare i “contenuti illegali”. Ciò è reso palese dalla relazione di accompagnamento che sottolinea: “ai fini del presente regolamento il concetto di “contenuto illegale” dovrebbe essere definito in senso lato […], quali l’illecito incitamento all’odio o i contenuti terroristici e i contenuti discriminatori, o che riguardano attività illegali, quali la condivisione di immagini che ritraggono abusi sessuali su minori, la condivisione non consensuale illegale di immagini private, il cyberstalking, la vendita di prodotti non conformi o contraffatti, l’utilizzo non autorizzato di materiale protetto dal diritto d’autore o le attività che comportano violazioni della normativa sulla tutela dei consumatori”.

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