A partire da maggio 2014, attraverso una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea, è stato stabilito che gli utenti possono richiedere ai motori di ricerca come Google, di cancellare notizie da Google basate sulle proprie informazioni personali (diritto all’oblio).
L’obbligo dei motori di ricerca, una volta pervenuta la richiesta, è quello di controllare se gli URL in questione siano “inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi“, tenendo sempre conto dei fattori di interesse pubblico come, ad esempio, il ruolo del soggetto nella vita pubblica.
Google, da parte sua, si impegna a rimuovere gli URL segnalati, da tutti i risultati delle ricerche che sono relative ai Paesi dell’Unione Europea e, attraverso la geolocalizzazione, riesce a limitare gli accessi all’URL dal paese della persona che ha fatto la richiesta di rimozione.
Cancellare notizie da Google: il rapporto 2023 aggiornato
Grazie al rapporto sulla trasparenza, Google ci mostra la percentuale ed il numero totale degli URL rimossi, in seguito alle richieste di deindicizzazione pervenute. I dati risalgono dall’introduzione della procedura ufficiale avvenuta il 29 maggio 2014. Le richieste in attesa di revisione o per la quale sono state richieste informazioni aggiuntive non sono incluse nel rapporto.
Accedendo al link è possibile notare che il numero delle richieste pervenute a Google, in merito al diritto all’oblio, è pari a 1.450.240 per un totale di URL oggetto di rimozione di 5.606.051. Notando invece le percentuali degli URL, si può verificare che è più alta quella degli URL rimossi (52,2%) rispetto a quelli non rimossi (47,8%).
Guardando i numeri in Italia, Google ci mostra che le richieste per rimuovere informazioni personali da Internet, dal 2014, sono state 119.563 per un totale di URL rimossi pari a 492.156 anche se la percentuale di URL non rimossi supera, in questo caso, quella di URL rimossi (51,9% contro 48,1%).
La sezione “Esplora richieste” in Italia
Tramite il rapporto sulla trasparenza è possibile verificare, tramite la sezione “Esplora richieste“, alcuni esempi di richieste ricevute dal motore di ricerca. Analizziamo le ultime arrivate dal nostro Paese. La prima richiesta riguarda la rimozione di 9 articoli relativi al fatto che il richiedente pagasse delle donne e una ragazza minorenne per prostituirsi.
Il soggetto interessato, in questo caso, aveva collaborato con la polizia e accettato un patteggiamento. La richiesta è stata rifiutata da Google considerata la gravità del reato. Il reclamante fece ricorso al Garante Privacy ma, anche in questo caso, la richiesta venne rifiutata per gli stessi motivi. Un’altra richiesta è arrivata da un imprenditore italiano che chiedeva a Google la rimozione di un articolo presente su un blog e collegato ad una vicenda del 2012 dove il reclamante venne accusato di avere stretti legami con un capo mafia.
L’articolo contiene la trascrizione dell’intercettazione telefonica da parte della polizia tra il privato e il capomafia in casa di quest’ultimo. Inizialmente, la richiesta venne rifiutata da parte del motore di ricerca ma, una volta presentato ricorso al Garante Privacy, quest’ultimo fece notare a Google che non ci fossero procedimenti legali o indagini successive da parte della polizia in merito a questo caso, motivo per cui il reclamo è stato ritenuto fondato e rimosso l’articolo del blog.