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Cancellare informazioni da Google: il caso Nohemi Gonzales

La Corte Suprema Americana è stata chiamata a pronunciarsi in merito ad una eventuale responsabilità di Google nei confronti di Nohemi Gonzales, sulla diffusione ed il proselitismo a favore del jihadismo islamico, avvenuto attraverso YouTube e alla possibilità di dover eliminare tali informazioni da Google. Analizziamo la vicenda.

La vicenda

Nohemi Gonzales è la studentessa americana che è rimasta uccisa durante gli attentati avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015 e, secondo i legali della famiglia, il gruppo di terroristi era stato reclutato attraverso i canali gestiti proprio dal colosso americano, colpevole di aver diffuso video pro-ISIS su YouTube, la piattaforma di proprietà di Google. In questo modo, affermano i legali, è stata favorita l’espansione dell’organizzazione terroristica.

I legali, inoltre, hanno attaccato duramente anche il dettato normativo del Titolo 47 U.S. Code, Section 230 che recita quanto segue: “Nessun fornitore e nessun utilizzatore di servizi Internet può essere considerato responsabile, come editore o autore, di una qualsiasi informazione fornita da terzi“. Tale norma, infatti, ha rappresentato per i provider di internet che hanno ospitato contenuti violenti una sorta di garanzia di immunità.

Il motivo è da ricondursi nel fatto che il provider internet deve essere considerato semplicemente come un “prestatore della piattaforma” in cui poi verranno caricati dei contenuti redatti da terzi soggetti. È per questo motivo che deve essere considerato un soggetto neutrale e meritevole dell’esimente.

Le motivazioni della difesa di Nohemi Gonzales

Di base, si tende sempre a considerare i media come un qualcosa che viene animato dall’intenzione umana, a differenza della rete che, invece, viene alimentata soltanto da algoritmi. Secondo i legali dell’accusa, però, i meccanismi che alimentano gli algoritmi possono rappresentare delle scelte sbagliate fatte dai programmatori. Nonostante questo, la Sezione 230 non ha esonerato le Big Tech a moderare o a cancellare i contenuti.

Il punto principale è la difficoltà rappresentata da un eventuale obbligo di moderare i contenuti ed in virtù della “mole” di lavoro che ci sarebbe dietro si rischierebbe di incappare troppo spesso in errori. Secondo i legali della famiglia Gonzalez, però, gli algoritmi non possono essere considerati neutrali, soprattutto se si considera che i video diffusi su YouTube inneggiavano la propaganda jihadista e potevano essere facilmente reperiti in rete da chiunque.

Inoltre, si deve anche tenere conto che, sempre più spesso, i contenuti esulano dal “perimetro” rappresentato dall’informazione, coperta appunto dal diritto di cronaca. La battaglia tra Google ed i legali di Nohemi Gonzales è ancora alle fasi iniziali, a questo punto la palla passa alla Suprema Corte che avrà due strade percorribili: ribaltare la giurisprudenza o valutare l’esclusione dell’esimente della Section 230 ma, in quest’ultimo caso, sarà necessario l’intervento del legislatore.

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